“Je vous ai calculé”
di SERENA GUTTADAURO-LANDRISCINI Bruno Patino, président de Arte, nous amène encore une fois dans une réflexion et une analyse de ce qu’on nomme la société
Il nostro intento è quello di creare una rete, non solo tra gli psicologi italiani che lavorano in Francia, ma anche con altri professionisti italiani della salute. L’obiettivo è di offrire ai nostri connazionali un punto di riferimento costituito da psicologi sperimentati, di costruire un confronto formativo tra le specifiche competenze di ogni aderente, e di organizzare insieme eventi culturali aperti al pubblico.
La nostra particolarità è quella di essere un’associazione eterogenea e composita, in cui psicologi italiani di diverso indirizzo si associano e si confrontano con l’obiettivo comune di sviluppare e approfondire la pratica clinica.
Gli psicologi che operano all’interno dell’associazione seguono differenti tipi di approccio metodologico:
Giovedì mattina, 2 febbraio 2024, si è svolto presso il Liceo Italiano “Leonardo da Vinci” di Parigi l’incontro di sensibilizzazione sul tema dei disturbi del sonno rivolto a tutte le classi della scuola media.
L’incontro è stato organizzato dalla commissione salute del Comites di Parigi, insieme ad alcuni psicologi dell’APSI.
Il merito dell’organizzazione dell’evento va alla dottoressa Floriana Pacelli, coadiuvata dalla dottoressa Cinzia Crosali e dal dottor Fabrizio Orefice.
L’incontro è stato brillantemente animato dalla dottoressa Alice De Sanctis, specializzata in pneumologia, che è riuscita a coinvolgere i ragazzi e a suscitare il loro interesse sul tema del sonno, sulle condizioni che favoriscono o ostacolano un sano riposo e il benessere di un ritmo adeguato di sonno e veglia.
I ragazzi ed i professori hanno apprezzato l’iniziativa ed è anche sorta, dal corpo docente, la domanda e il desiderio di ripetere l’iniziativa con i ragazzi del liceo e con i genitori (elementari, media, liceo) della scuola italiana a Parigi.
« Le rythme n’est pas une mesure : c’est une vision du monde » (Octavio Paz)
La danse et la musique sont des pratiques dont les origines se perdent dans la nuit des temps. Il est difficile de penser l’une sans l’autre. Lorsque nous écoutons un morceau de musique, il nous est pratiquement impossible de rester immobile.
Soudain, sans savoir comment, nous nous retrouvons à balancer la tête ou à frapper des mains et des pieds en suivant le rythme.
Rythme qui est naturellement présent chez les êtres vivants : la marche, un pas après l’autre ; la respiration qui est constituée par de cycles perpétuels d’inspiration et d’expiration ; les battements du cœur. Le pédagogue Dalcroze (1919) affirmait que la danse prend naissance précisément du rythme corporel.
di SERENA GUTTADAURO-LANDRISCINI Bruno Patino, président de Arte, nous amène encore une fois dans une réflexion et une analyse de ce qu’on nomme la société
di OMBRETTA GRACIOTTI
Il bilinguismo è un tema di studio e di lavoro estremamente ricco e in continuo divenire, esso è fonte di approfondimento di discipline diverse, l’antropologia, la sociologia, le scienze del linguaggio, la psicologia e le neuroscienze più recentemente. In generale il bilinguismo è spesso associato all’acquisizione e allo sviluppo del linguaggio nel bambino e i ricercatori delle varie discipline tentano con differenti modelli teorici di comprenderne il meccanismo di acquisizione e di sviluppo.
di EMANUELA SURACE
Come raccontare Dalida ? Come definire l’idolo popolare, la diva mediterranea, la cantante Babel, l’icona bionda e melanconica, la tragedienne di mille canzoni d’amore ? Come interrogare la parabola di Yolanda Gigliotti – figlia di poveri emigrati calabresi in Egitto nata al Cairo – destinata a diventare la Callas della musica leggera, regina del varietà in cerca d’assoluto, star cosmopolita di strass e paillettes che canta passando da una lingua all’altra con una sola ed unica preghiera : morire sulla scena.
di CINZIA CROSALI
Il tema del bilinguismo interessa da vicino gli psicologi, gli psicoterapeuti e gli psicoanalisti, poiché la parola e il linguaggio sono al centro della loro pratica clinica. Gli psicoanalisti sanno che il soggetto è sempre bilingue perché anche quando parla una sola lingua, ha sempre a che fare con almeno due lingue: quella che normalmente parlata e quella dell’inconscio.
di MARCO ANDROSIGLIO
L’importanza del bilinguismo nel lavoro clinico risulta sostanziale per due motivi:
1/ é per mezzo della lingua che il paziente formula la propria domanda;
2/ per lo stesso mezzo il clinico procede nella cura.
Lacan lo enuncia chiaramente: “La psicoanalisi non ha che un medium: la parola del paziente” [1] e “l’analisi riesce a disfare con la parola ciò che è fatto di parola”.[2]
di ELISABETTA MONINI
Di struttura il logos viene a pourfendre il soggetto. Uso “pourfendre” perché la sua traduzione letterale è “uccidere “, il che la dice lunga e ci mette subito al cuore del nostro proposito.
Da questa divisione lacerante sorge il necessario appello all’Altro. A partire da questo momento inaugurale, la parola sarà quel trait-d’union (anche qui non traduco ma conservo) quel entre-deux, quel ponte tra il soggetto e l’Altro . Lo statuto del nascente viene d’emblée mutato indelebilmente: non più mero essere senziente ma parlêtre, essere di parola, nel pieno della sua funzione principe : quella di appello all’Altro.
di MELISSA DI CARLO
Con bilinguismo si intende la capacità che ha un individuo di usare alternativamente e senza difficoltà due lingue o due varietà di una lingua (per esempio, la lingua letteraria e il dialetto). Se trasferiamo la definizione classica di bilinguismo a quello che accade durante una psicoterapia o una psicoanalisi, bisogna valutare questo termine sotto un altro punto di vista.
Aldilà della possibilità di padroneggiare due lingue diverse, in analisi siamo portati a utilizzare la lingua sotto varie forme, ad adattarla e plasmarla in funzione del nostro vissuto. Questo finisce per renderci tutti un po’ bilingui.
di ELEONORA RENNA
Senti che musica ci canta Gino Paoli: “Sapore di sale, sapore di mare. Che hai sulla pelle, che hai sulle labbra…” C’è nella lingua materna questa sensazione dell’amore in bocca, cioè un sapore di qualcosa di perso che è ritrovato.
Ognuno ha nelle orecchie il sapore dell’amore di quelle parole sentite da bambini e che ci colpisce ancora oggi nel punto più profondo del nostro essere. La lingua materna ha questa funzione di emozionarsi ogni volta, sempre più.
Per ogni italiano in Francia, l’incontro con quest’altra lingua, il francese, costringe allora a separarsi della sua lingua materna e del suo sapore che manca. Ma come ritrovare questa sensazione dell’amore con questa lingua straniera?
di CINZIA CROSALI
Per noi italiani che viviamo in Francia, l’equilibrismo tra le due lingue è quotidiano. Anche se la conoscenza del francese è perfetta, accade sempre che una parola, un’espressione, un modo di dire italiano si imponga nella frase e ci risulti intraducibile.
A volte invece è un’immagine linguistica francese che non trova un suo corrispondente nella lingua italiana.
Cerchiamo allora il corrispettivo meno lontano, quello che si adatta di più, ma restiamo scontenti, qualcosa non ci soddisfa, ci lascia con un senso d’incompletezza e di frustrazione. Non è propriamente il significato a deludere, quanto la tonalità, il colore, la materialità stessa della scelta linguistica.